Sergio Scabar
(Ronchi dei Legionari, 1946 – 2019)
Teatrino di cose
2015
Stampa alchemica ai sali d'argento
34,5 × 49,5 cm / 13,46 × 19,3 in
Esemplare unico
Firmato ed iscritto al retro.
Disponibile
Visitare il suo studio è come entrare in una dimensione parallela dove il tempo è sospeso, le luci sono delicate e l’arte si respira a pieni polmoni. Un’aura da artista-artigiano di un’altra epoca. Sergio Scabar realizza personalmente i suoi lavori nella loro interezza: dalla composizione allo scatto, dallo sviluppo alla cornice.
Le composizioni, ricche di riferimenti culturali, sono perfettamente ponderate e semplici ma è proprio in questa semplicità che si legge e si decifra la grammatica di Scabar, che costella da sempre la sua ricerca. Oggetti umili che gli devono appartenere per poter essere immortalati nella sua luce magica e atmosferica.
Lo sviluppo è un processo alchemico che dà vita a pezzi unici. Le sue fotografie esulano dalla tecnica propria e diventano opere d’arte irripetibili.
L’atmosfera che Scabar riesce a rendere nelle sue opere è la stessa che si respira nel suo studio. Un’atmosfera dove il semplice contiene un intero mondo, dove gli oggetti emergono dal buio e vengono svelati a poco a poco da una luce raffinata. Un’elegia di minimi, elementi quotidiani nobilitati nel mondo dell’arte.
Le cornici completano l’opera, tutte realizzate da Scabar stesso. Ogni immagine viene pensata con una certa dimensione e forma in equilibrio perfetto. Le misure, sempre contenute, invitano lo spettatore ad avvicinarsi, a scoprire le diverse opere con la dovuta lentezza. Gli oggetti fotografati paiono svelarsi lentamente agli occhi di chi guarda mentre emergono dall’oscurità.
Nel lavoro di Scabar i vuoti, il buio sono determinanti, il suo è un lavoro “per via di levare”, controllato e raffinato, capace di raggiungere la sintesi dell’oggettualità. Come lui stesso ha affermato: “Amo la vita delle cose e mi affascina il mondo silenzioso di Morandi”.